L’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, nella sua attuale denominazione, è di recente istituzione. Infatti, è del 10 dicembre 2002 il decreto Sanctum Pium della Congregazione per i Vescovi con il quale, alle più antiche sedi di Manfredonia e Vieste, è stata aggiunto il titolo di «San Giovanni Rotondo», città divenuta negli ultimi decenni centro mondiale del culto per san Pio da Pietrelcina.
L’Arcidiocesi di Manfredonia
La storia della sede episcopale di Manfredonia affonda le radici nella ben più antica sede di Siponto, importante centro marittimo per le vicende politiche e le relazioni commerciali dell’antica Daunia e fulcro della diffusione del Cristianesimo in tutta l’area garganica.
La fondazione della sede vescovile Sipontina, secondo la tradizione, risale al passaggio di san Pietro, diretto a Roma nel 54 d.C., il quale consacrò Giustino come primo vescovo della città.
Al secolo III, invece, durante il vescovado sipontino di san Leone (266-293) e i pontificati di san Dionigi (259-268) e san Marcellino (296-308), sotto il feroce imperatore Diocleziano (284-305), risalgono le spedizioni evangelizzatrici in terra d’Abruzzo guidate da cittadini sipontini, conclusesi col martirio di alcuni di essi. La prima missione evangelizzatrice vide il martirio dei fratelli Felice e Florenzio, della vergine Giusta e del presbitero Giustino. In una seconda missione, trovarono il martirio Eusanio, Teodoro, Gratula e Teodosia.
Secondo la critica storica, la prima testimonianza di una sede vescovile in Siponto – la più prestigiosa della Capitanata in età bizantina – è rintracciabile nella partecipazione del vescovo Felice al Sinodo romano del 465.
Tra i suoi successori più noti, è certamente da annoverare san Lorenzo Maiorano (488-545). Di famiglia imperiale, Lorenzo nacque a Costantinopoli nel 458 e fu adottato dall’Imperatore Zenone che non aveva eredi diretti ma era in rapporti di parentela con i Maiorano. Grande evangelizzatore del Gargano fu beneficiario delle apparizioni dell’Arcangelo Michele (490, 492 e 493) e promotore della diffusione del culto tra la sua gente quale antidoto contro l’idolatria.
Con i Longobardi, che considerano la grotta garganica un vero e proprio santuario, il Gargano diventa meta di numerosi pellegrinaggi da tutto il mondo cristiano.
Estendendosi l’autorità politica dei Longobardi, la Chiesa beneventana ne accompagnava i progressi, tanto che, attorno all’anno 670, la diocesi sipontina fu annessa a quella di Benevento: le due Chiese rimasero unite sotto un unico pastore, salvo l’intervallo di qualche lustro, per circa quattrocento anni. Tale unione era tutt’altro che malvista da Roma che, in tal modo, vedeva sottratta la diocesi sipontina dall’orbita di Costantinopoli, verso cui guardavano buona parte delle Chiese della zona più a sud del litorale adriatico.
Primo vescovo a reggere le due diocesi contemporaneamente fu san Barbato († 19 febbraio 682), intrepido evangelizzatore dei longobardi beneventani e pastore impegnato nel purificare la fede dalle pratiche superstiziose diffuse tra la sua gente.
Sito strategico anche nei secoli precedenti, Siponto all’alba del secondo Millennio, è salda testa di ponte della potenza di Bisanzio nella Puglia settentrionale, peculiarità che manderà ad effetto il ripristino dell’autonomia della Cattedra sipontina con la promozione tra il 1018-1023 di un certo Leone alla dignità arcivescovile. Tuttavia, il definitivo stacco dalla sede metropolitana di Benevento avrà luogo nel 1064 quando papa Alessandro II nominerà arcivescovo di Siponto il monaco cassinese Gerardo; l’assetto giuridico verrà perfezionato nel 1100 da papa Pasquale II che eleverà l’arcidiocesi sipontina a Sede metropolitana, avente quale suffraganea la diocesi di Vieste.
Allo stesso tempo, il già citato Santuario micaelico continuava ad attirare sul monte Gargano non solo un costante flusso di pellegrini, ma anche uomini desiderosi di vivere con maggiore radicalità la loro sequela Christi. È il caso di san Giovanni da Matera che nel 1129, dopo essersi recato pellegrino alla grotta dell’Arcangelo, di ritirò in solitudine sul colle di Pulsano. La santità della sua vita attirò attorno a sé molti fratelli coi quali fondò la Congregazione dei Poveri Eremiti di Pulsano, di matrice benedettina, approvata da papa Innocenzo II. Tra i beati della famiglia pulsanese, si annoverano Giordano da Monteverde, Gioele da Monte Sant’Angelo – primi due abati successori di san Giovanni – e Giovanni il Buono da Siponto.
Con il declino della città di Siponto, causato dall’impaludamento del territorio e il fenomeno del bradisismo (1223-1225) oltre che da varie invasioni piratesche, sorse nelle immediate vicinanze la città di Manfredonia, il cui toponimo deriva da Manfredi (1232-1266), figlio di Federico II di Svevia, ove nel 1258 fu trasferita la cattedra episcopale.
Tra la fine del XIII secolo e metà del secolo successivo, la crescita economico-sociale della nuova città di Manfredonia, favorita soprattutto dalla sua posizione strategica nell’Adriatico, attira le famiglie religiose dei Domenicani (1299), dei Conventuali (1348) e dei Celestini (1350). Altri ordini arricchirono la vita religiosa della città in età moderna: i Cappuccini nel 1571, gli Osservanti nel 1648.
Proprio dai Cappuccini di Manfredonia venne assunto come manovale san Camillo de Lellis, prima della sua conversione avvenuta il 2 febbraio 1575 nella «valle dell’Inferno» lungo la strada che collega i due conventi cappuccini di Manfredonia e S. Giovanni Rotondo.
Questo felice quadro civile e religioso, venne fortemente scosso il 16 agosto 1620, quando un contingente di Turchi mise al sacco la città sipontina, dando alle fiamme, tra le altre cose, anche le reliquie di san Lorenzo Maiorano custodite nella Cattedrale, causando nell’Arcidiocesi un grave declino sia da un punto di vista economico che religioso.
A risollevare le sorti della Chiesa sipontina, fu il Card. Vincenzo Maria Orsini (nel 1724 eletto papa col nome di Benedetto XIII) che resse la Chiesa garganica dal 1675 al 1680, dedicando tutta la sua intensa attività pastorale nel progetto di riforma all’insegna delle conquiste del Concilio di Trento (1545-1563): recupero e riordino dei beni mobili ed immobili, rinnovamento dottrinale e spirituale del clero, erezione del seminario, visite pastorali e sinodo diocesano.
A seguito del concordato tra Pio VII e Federico I del 16 febbraio 1818, con la Bolla De utiliori del 27 giugno seguente, lo stesso pontefice affidò all’arcivescovo di Manfredonia l’amministrazione perpetua della diocesi di Vieste.
La Diocesi di Vieste
Le notizie più antiche relative alla diocesi di Vieste sono contenute nel Codice Diplomatico di Santa Maria di Tremiti, risalente al X secolo. In esso si parla di un certo Alfano, «vescovo della Sede della Santa Chiesa di Merino e Vieste», il cui episcopato inizia nel 993. Vieste deve l’onore di sede vescovile ai bizantini che, tra la fine del X e la prima metà dell’XI secolo, tentavano di sottrarre territori al Bucato longobardo di Benevento elevando a diocesi anche i piccoli centri: difatti, per tutta la lunghezza della sua storia, la diocesi viestana comprenderà la sola città di Vieste.
Nel 1100, papa Pasquale II stabilì la subordinazione, quale suffraganea, della sede episcopale di Vieste rispetto all’arcidiocesi sipontina.
È attestata la presenza del vescovo Simone al Concilio Lateranense del 1179 e del vescovo Ugo Boncompagni (divenuto papa col nome di Gregorio XIII) al Concilio di Trento.
L’ultimo vescovo di Vieste, dal 1792 al 1817, fu Domenico Arcaroli. Dopo di lui, la diocesi di Vieste fu affidata in amministrazione perpetua all’arcivescovo di Manfredonia.
Dal 1818 ai giorni nostri
Nel 1855, con la costituzione della diocesi di Foggia, parte del territorio fino a quel momento appartenuto alla Chiesa sipontina è trasferito alla nuova sede foggiana.
Nel passaggio tra Ottocento e Novecento le due Chiese di Manfredonia e Vieste sono rette dall’arcivescovo Pasquale Gagliardi (1897-1929). Sotto il suo episcopato, il 28 luglio 1916, nel convento dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo, giungerà san Pio da Pietrelcina che risiederà nella città garganica quasi ininterrottamente per 50 anni, fino alla morte il 23 settembre 1968.
Nel 1979 la Chiesa di Manfredonia perde la dignità di sede metropolitana divenendo, insieme alla diocesi di Vieste, suffraganea dell’Arcidiocesi di Foggia.
Nel 1986 le due sedi di Manfredonia e Vieste vengono unite a formare la nuova arcidiocesi di Manfredonia-Vieste.
Nel 2002 la denominazione dell’Arcidiocesi viene modificata con l’aggiunta del titolo di «San Giovanni Rotondo».
Il territorio dell’arcidiocesi abbraccia gran parte del promontorio del Gargano e l’arcipelago delle Tremiti ed è attualmente suddiviso in cinque Vicarie:
- la Vicaria Foranea di Manfredonia che comprende i centri di Manfredonia con le sue frazioni di Borgo Mezzanone, Montagna e Siponto, Isole Tremiti, Mattinata, Zapponeta;
- il Vicariato Episcopale Territoriale di Vieste che comprende la città di Vieste;
- la Vicaria Foranea di San Giovanni Rotondo che comprende la città di San Giovanni Rotondo;
- la Vicaria Foranea di Monte Sant’Angelo che comprende la città di Monte Sant’Angelo e la frazione Macchia;
- la Vicaria Foranea del Gargano Nord che comprende i centri di Cagnano Varano, Carpino, Ischitella con la frazione di Foce Varano, Peschici, Rodi Garganico e Vico del Gargano con la frazione San Menaio.