Un piccolo gesto per Gaza

Silenzio digitale – 21:00/21:30

UN PICCOLO GESTO PER GAZA
Silenzio digitale ore 21-21 30

Un piccolo gesto che tutti e tutte possiamo fare. Sembra una buona idea.
Dalle testimonianze straziantemente belle del dott. Ezzideen di Gaza.

Non c’è internet.
Non c’è segnale. Non c’è alcun suono. Non c’è un mondo al di là di questa gabbia.

Ho camminato per trenta minuti tra rovine e polvere.
Non cercavo di fuggire, ma solo un frammento di segnale, giusto quel tanto per sussurrare: «Siamo ancora vivi/e».

Non perché qualcuno stia ascoltando,
ma perché morire senza essere ascoltati è la morte definitiva.

Gaza ora è nel silenzio.
Non un silenzio di pace, ma di annientamento.
Non un silenzio di quiete, ma di soffocamento.

Hanno tagliato l’ultimo cavo.
Nessun messaggio esce. Nessuna immagine entra.
Perfino il dolore è stato proibito.

Sono passato accanto ai cadaveri di edifici, di case, di esseri umani, alcuni respiravano, altri no.
Tutti cancellati dalla stessa mano che ha cancellato le nostre voci.
Questo non è solo un assedio di bombe.
È un assedio alla memoria: una guerra contro la nostra capacità di dire: «Siamo stati qui, siamo state qui».

I bombardamenti non sono mai cessati, specialmente a Jabalia.
Bombardano le strade dove i bambini e le bambine mendicano cibo.
Bombardano le file dove le madri aspettano la farina.
Bombardano la fame stessa.

Niente cibo. Niente acqua. Nessuna via d’uscita.
E chi ci prova, chi cerca aiuto, viene abbattuto.

La gente muore qui, e nessuno lo sa.
Non perché la strage si sia fermata, ma perché hanno distrutto la connessione.

Internet era il nostro ultimo respiro.
Non era un lusso; era l’ultima prova della nostra umanità.

Ora non c’è più.
E nell’oscurità, massacrano senza conseguenze.

Ho trovato questo debole segnale eSIM come un moribondo trova un bagliore di luce.
Sono rimasto sotto un cielo infranto, rischiando la morte, non per essere salvato, ma per inviare questo.

Un solo messaggio.
Un’ultima resistenza.

Se stai leggendo questo, ricorda:
Abbiamo camminato attraverso il fuoco per poterlo dire.
Non siamo rimasti/e in silenzio
Ci hanno silenziati/e.

E quando il sistema elettrico verrà ripristinato,
la verità affiorerà e il mondo saprà ciò che aveva scelto di non vedere.

A partire da oggi,
ogni giorno dalle *21:00 alle 21:30 ora locale*, spegnerò il mio telefono.
Nel modo più radicale di disconnessione da internet, per il popolo palestinese.

Silenzio per Gaza
*30 minuti di silenzio digitale*

Questa è una campagna digitale coordinata del movimento “Silenzio per Gaza”.
È un’onda che cresce.

Perché qualcosa si può fare: una pausa digitale quotidiana di 30 minuti ogni sera,
dalle 21:00 alle 21:30, ora locale di ogni paese.
Durante questa pausa:
Niente social media.
Nessun messaggio.
Nessun commento.
Si spengono telefoni e computer.
Questa azione collettiva invierà un segnale forte agli algoritmi
e mostrerà la nostra solidarietà con Gaza.
(Non è facile, ma facciamo qualcosa. È questo che conta).
L’idea:
Ogni giorno, alla stessa ora, milioni di utenti in tutto il mondo mantengono un silenzio assoluto sui social per 30 minuti.
Nessun post.
Nessun “mi piace”.
Nessun commento.
Nessuna app aperta.
Silenzio digitale assoluto. Spegni il telefono.

È un atto di resistenza: una protesta digitale globale.
La rabbia di tanti cittadini e cittadine di fronte a un’enorme ingiustizia.
Perché qualcosa si può fare: semplice ed efficace.

Ricorda il silenzio digitale alle *21:00.*

Spiegazione tecnica:
1. Impatto algoritmico
Le piattaforme dei social media dipendono dall’attività costante degli utenti.
Siamo noi a mantenere il sistema in funzione.
Un calo improvviso e sincronizzato dell’attività, anche per un breve periodo, può:
(a) interrompere gli algoritmi di visibilità.
(b) influenzare le statistiche del traffico in tempo reale.
(c) inviare un segnale tecnico ai server riguardo un comportamento anomalo degli utenti.
Questo atto mette in evidenza la resistenza civica all’ingiustizia, finora alimentata dalla nostra passività.