17 ottobre 2021: inizia il Cammino Sinodale della Chiesa di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo

“Ascolto: primo servizio da rendere agli altri”

Omelia dell'Arcivescovo padre Franco Moscone tenuta nella Celebrazione Eucaristica di apertura del Cammino Sinodale Diocesano

La Chiesa universale inizia oggi un cammino che la impegnerà per due anni in vista del Sinodo universale della Chiesa, ottobre 2023, e come Chiesa italiana inizia un percorso ancora più esteso che ci porterà ad un quinquennio più esteso, fino al 2025, per imparare a camminare secondo lo stile sinodale come da tempo ci sta indicando Papa Francesco.
Sono due momenti dentro uno stesso percorso e per la medesima finalità perché la nostra Chiesa, la Chiesa di Cristo diventi sempre più capace di camminare insieme.
Il tema fondamentale di questo percorso è questo: “Per una Chiesa sinodale, comunione – partecipazione e missione.
Fin dall’inizio della sua storia la Chiesa si presenta come un cammino, come una strada da percorrere insieme. Sinodo fondamentalmente viene tradotto così: camminare insieme, fare strada insieme.
E San Giovanni Crisostomo, Padre della Chiesa, dice addirittura che Chiesa e Sinodo sono sinonimi, dicono la stessa realtà.
Non saremmo Chiesa, non saremmo comunità credente radunata dal Signore se non siamo capaci di camminare insieme, di fare comunione. Ci possiamo domandare: “camminare insieme a chi e come fare comunione?” La risposta è apparentemente facile. Innanzitutto camminando insieme tra di noi, dimostrando di essere una comunità credente, coesa e capace di fraternità, che dimostra la verità della parola di Gesù: amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato, che annuncia con gioia l’unico messaggio di salvezza che il Signore Gesù crocifisso e risorto è il nostro Salvatore, è colui che ci guida al Padre e all’eternità. Camminare insieme e fare casa comune tra di noi, nel sentirci un’unica famiglia nonostante tutte le difficoltà e le relazioni che una famiglia può e deve curare.
Ma dobbiamo andare oltre, la Chiesa non è per se stessa, non è stata voluta dal Signore perché esaurisca all’interno di se stessa la sua finalità ma è stata costituita come Sacramento, che vuol dire mezzo per un fine. Siamo stati costituiti Chiesa, per essere mezzo e fine di salvezza dell’intera umanità, anche di chi non partecipa ancora o non parteciperà mai alla nostra famiglia.
Anche di chi aderisce ad altre fedi o non ne aderisce assolutamente. Siamo inviati per essere in comunione con l’intera creazione come dice San Paolo che geme le doglie del pianto in attesa della liberazione dei figli di Dio. Siamo chiamati quindi a imparare a camminare insieme, con la società così com’è. Con il nostro ambiente sociale, là dove siamo. Con le nostre e la nostra cultura e con l’intero pianeta che oggi sappiamo essere particolarmente segnato e in difficoltà, tradito nelle sue funzioni.
Camminare insieme a tutti e per tutti è la nostra missione.
La tentazione di oggi è quella di ridurre la fede o la religione unicamente al mondo privato, ma questo non è cristianesimo. Potrebbe essere una forma di spiritualità, potrebbe essere un partecipare a certe religiosità in particolare dell’estremo oriente, ma non è cristianesimo. Il cristianesimo non può ridursi alla sfera privata perché è testimonianza pubblica, perché il cristianesimo è Dio che si è incarnato nell’umanità e non ne è uscito.
Le spiritualità rischiano di essere anticristiane perché ci vorrebbero far uscire dalla nostra carne e dalla nostra storia per rifugiarci in chissà quali mondi spirituali ma che diventano ideologie fondamentaliste, separano e dividono, che costituiscono l’opposto del cammino cristiano.
Siamo cristiani unicamente se portiamo con noi, per utilizzare parole in parte simili a quelle che dice Francesco, l’odore della carne, il profumo dell’umanità tutta intera così com’è, anche con le sue contraddizioni, ed è passando attraverso questa carne e questa umanità che possiamo camminare insieme e dire l’annuncio evangelico che Cristo crocifisso e risorto per tutti, ha pagato il prezzo per l’umanità e per la creazione, ed è la strada, la via unica e di sempre al Padre e alla salvezza.
Camminare insieme ci obbliga innanzitutto ad ascoltare.
È il primo impegno di questo percorso sinodale. Ascoltare possibilmente tutti e ascoltarci tutti. Avere orecchie aperte e cuore disponibile a quanti, sia nella nostra famiglia credente sia al di fuori, ci vogliano dire e desiderano dirci. A volte ci parlano anche con il loro silenzio o con atteggiamenti che ci sembrano addirittura contrari alla nostra fede e alla nostra morale, ma anche questo dice qualche cosa che noi dobbiamo ascoltare e capire per poter dare la risposta che è, anche lì in quegli ambienti, la parola di salvezza che è il Vangelo, e saperlo dire con gioia e con testimonianza.
Nel percorso della Chiesa italiana sono indicati due anni per poter ascoltare e lasciarci parlare da tutti con attenzione mentre nel percorso al sinodo universale è la prima parte, noi continueremo ad ascoltare e dobbiamo veramente ascoltare senza paura e senza pregiudizi e lasciarci dire anche le cose che non ci piacciono o che ci possono sembrare dei giudizi o dei pregiudizi contro di noi. Ma se non ascoltiamo non potremo capire, nè potremo sentire il peso del sudore dell’umanità di oggi, e non potremo sentire come lo Spirito Santo sta agendo attraverso la storia di questa umanità di cui siamo parte e di questo particolare momento storico dell’intero pianeta che soffre le doglie del parto. È importante e fondamentale imparare questo atteggiamento, l’atteggiamento dell’ascolto di tutto e di tutti per riuscire ad ascoltare come attraverso tutto questo è lo Spirito Santo che ci vuol parlare, raggiungere il cuore e renderci Chiesa autentica.
Il secondo momento è quello della partecipazione o della sapienza. Sapienza non significa in prima istanza scienza o profondità di pensiero, non significa e non è frutto di un impegno personale o di gruppo di ricerca, non è motivata da meriti che si vanno acquisendo. Tutte cose positive ma che non fanno parte ancora della sapienza, che rischiano tante volte, soprattutto quando si parla di merito, di volerle commercializzare e trasformare in denaro. La sapienza è piuttosto la capacità di saperci relazionare in mondo corretto e con tutti, con attenzione e con cura vicendevole, con affetto e con simpatia sentendoci parte di una medesima storia e di un medesimo percorso.
La sapienza in questo modo ci porterà ad avere il gusto, il sapore di Dio perché il sapore di Dio passa unicamente attraverso il sapore dell’umanità, della sua carne e della sua storia anche quella difficile e contraddittoria perché il sapore di Dio sceglie la croce come chiave di interpretazione e di comprensione ma quella chiave porta alla fine alla resurrezione.
Infine il terzo momento che ci accompagna sempre ed è quello della missione o della profezia. Se avremo imparato veramente ad ascoltare dal profondo e a discernere che tra tutte le parole che si dicono e ci dicono c’è quella dello Spirito, se avremo sentito il gusto, il sapore di una presenza di Dio che ci accompagna attraverso i fratelli e le sorelle che camminano con noi, allora cambieremo volto, diventeremo portatori della profezia, di quella che è la parola veramente missionaria che da senso, che spiega, che cura e si prende carico. Ecco che il nostro percorso, che insieme a tutte le chiese del mondo iniziamo oggi e annunciamo oggi, ci accompagni veramente e ci renda persone singole e insieme Chiese capaci di ascolto, di imparare la sapienza del cuore e di vivere da veri profeti.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato oggi ci da anche le indicazioni fondamentali per vivere questi tre atteggiamenti: ascolto, sapienza e profezia e, fondamentalmente, la mentalità del servizio “chi vuol essere grande tra di voi sia vostro servitore e chi vuol essere il primo sia il vostro schiavo di tutti”. È nel metterci a servizio che impareremo veramente l’ascolto e ascoltare è il primo servizio che diamo agli altri e all’intero pianeta. Acquisteremo, così, la sapienza e dimostreremo insieme di essere profeti di fede, speranza e carità.