Un “esperimento riuscito” quello realizzato in tappe nella Scuola Secondaria di Primo Grado Ungaretti di Manfredonia. A dirlo sono stati i ragazzi e le ragazze che vi hanno preso parte da protagonisti.
È cominciato tutto con un invito, meglio, con una provocazione: “vi va di dire tutto quello che pensate della Chiesa ad un prete che nella Chiesa ci sta con tutti e due i piedi?” La risposta non si è fatta attendere in un fragoroso sì!
In realtà nell’invito c’era un messaggio nascosto, “farsi ascoltare”. Hanno mille domande i ragazzi, mille dubbi, e altrettante confusioni nella testa derivanti dalla società che li circonda, ma quello che li contraddistingue è che non hanno freni se gli si lascia la possibilità di dire la loro, anche quando quello che pensano risulta imbarazzante. Così, consapevoli di questo “rischio”, in due giorni hanno pensato di scatenarsi, avendo la strada libera da stop e sensi unici. La strada era quella del Sinodo e il cammino, se ne aveva sentore, sarebbe stato imprevedibile. Perciò, dopo una preparazione base, è arrivato il primo giorno.
Sullo sfondo di una nuova ma ormai nota canzone (Supereroi di Mr Rain) i ragazzi hanno accolto il sacerdote “vittima”, ignaro di ciò che l’aspettava. Il tempo è volato rispetto alle curiosità che avevano. Alcune di queste: perché le messe sono così lunghe? Come mai alcuni cristiani sono sempre tristi? Perché la pace non arriva? Perché sei diventato prete, non potevi anche sposarti? È vero che la Chiesa accoglie tutti, ma proprio tutti?, e tante altre.
Tra i ragazzi vi erano anche alcuni appartenenti ad un altro credo religioso ma che, con le loro domande, hanno completato il cerchio rendendo una visione completa di come la cristianità è percepita da fuori. Ecco perché questo cammino è piaciuto. Tutti avevano la possibilità di essere ascoltati, di essere guardati nel profondo, di camminare insieme. E allora che fai, non aspetti chi resta indietro, chi si distrae o chi non capisce perché certe cose vanno in un modo piuttosto che in un altro? Inevitabilmente i ragazzi sorprendono e spiazzano sempre gli adulti che pensano di tenerli fuori dai discorsi teologici, come quando Gesù disse ai discepoli che li volevano allontanare: “lasciate che i bambini vengano a me”.
Questi ragazzi carichi di meraviglie, di sorrisi e di speranza e sulla scia dell’entusiasmo della prima tappa per ciò che avevano appreso, compreso e probabilmente anche metabolizzato rispetto a quello che pensavano di sapere, qualche giorno dopo e in prossimità della Pasqua, sono tornati a chiedere un altro momento da vivere insieme.
E cosa fai, dici di no perché hai lezioni canoniche da svolgere poco prima delle vacanze pasquali? No, non si può, non si poteva…perché sarebbe stato un non ascoltarli (controsinodo) e poi perché, si sa, le lezioni di vita valgono cento volte di più di quelle in cattedra. Questa volta a far la parte da leone sono state canzoni scelte dagli stessi giovani, i cui testi portavano a riflettere su temi molto attuali e su cui, un facilitatore esperto (lo stesso sacerdote della prima tappa) non avrebbe avuto difficoltà ad affrontarli e spiegarli.
Le loro domande, sempre molto attente e sagaci, hanno portato a risposte esaustive e chiarificatrici anche per gli adulti che, seppur con le loro esperienze di vita, di certezze ne hanno ben poche.
Hanno avuto ragione i ragazzi quando nella presentazione hanno detto: “Questo tempo ci parla. Ci parla di rinascita e di speranza. Ed è per questo che ci siamo voluti ritrovare, per fare un viaggio dentro noi stessi, attraverso la musica perché con il suo linguaggio universale è capace di portare a riflettere. Non occorre essere cristiani per capire i messaggi che il creato ci trasmette, non occorre essere grandi per comprendere che non guardarsi e non ascoltarsi produce effetti collaterali come guerre interne ed esterne spesso apparentemente irrimediabili. (…) Le riflessioni di questi due giorni ci hanno anche ricordato quanto sia prezioso e da custodire il dialogo e il rapporto con i nostri nonni da cui si impara tanto. Di quanto sia bello vedere diverse generazioni che camminano insieme in un futuro che ci chiama ad essere protagonisti, soffermandoci sulle paure che affliggono i nostri giorni, la richiesta di aiuto quando si ha timore, il segreto per non annoiarsi, la formula non-magica per riuscire a parlare con Dio, e soprattutto la capacità di riuscire ad ascoltarLo anche quando ti fa pensare di non esserci”.
“I ragazzi sono un capolavoro” (cit. il sacerdote guida), con i loro pensieri, i loro sguardi, i loro sogni e le loro speranze.
Sarà difficile essere grandi ma non si può avere paura, perché noi tutti sappiamo (grazie anche alla canzone presentata in chiusura dell’incontro) che “se Dio muore è per tre giorni, poi risorge, in ciò che noi crediamo Dio è risorto; in ciò che vogliamo Dio è risorto; in ciò che faremo Dio è risorto”. Insomma, insieme siamo stati una “pasqua”!
PS: Il sacerdote di cui si parla è don Salvatore Miscio, referente diocesano del Sinodo. È lui che ha guardato nel profondo e ascoltato i ragazzi. È lui che raccontandosi ha mostrato quanto sia imprevedibile e sorprendente Dio.