A vent'anni dalla canonizzazione

Padre Franco Moscone: “Padre Pio è l’immagine carnale del crocifisso risorto”

Il 16 giugno del 2002 San Giovanni Paolo II iscriveva Padre Pio nell’Albo dei Santi.
Oggi padre Franco Moscone guida la sua Diocesi, ma vent’anni fa era altrove, impegnato su altri cammini, probabilmente preso dalla scuola e dagli esami di maturità dei suoi alunni, in quel di Genova, senza alcun interesse per la figura di Padre Pio.

Ospite di PadrePioTv, padre Franco, arcivescovo della Diocesi di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, presidente dell’Opera di Padre Pio “Casa Sollievo della Sofferenza” e dei Gruppi di Preghiera, a vent’anni dalla canonizzazione del frate di Pietrelcina, stimolato dalla giornalista, ha espresso il suo pensiero personale su uno dei santi più amati del nostro tempo.
«Non era un Santo che riguardava la mia formazione né la mia missione in quel momento. Così come nel 1999, il 2 maggio giorno della beatificazione. Allora ero in Polonia, di comunità. (…) Non lo avrei mai cercato. La vita è guidata dalla provvidenza, non sei tu che ti guidi, ma ad un certo punto ti accorgi di essere guidato e ti lasci guidare. (…) Sono sicuro che Padre Pio mi sta aiutando, e preparando, a quella che è la sua spiritualità e la sua carità.»
E usa due parole chiave per guardare sempre con occhi nuovi e giusti a Padre Pio.
Una parola da esaltare, l’altra da evitare: «La prima è Parola, con la P maiuscola. È il logos, Gesù crocifisso e risorto, Cristo la Parola che esalta la persona di Padre Pio. Quando guardiamo Padre Pio e ci lasciamo qualche modo affascinare da lui, o desideriamo di pregare attraverso di lui, dobbiamo dire “sono di fronte a Cristo, è lui l’immagine carnale del crocifisso risorto”.
Quella parola che invece dobbiamo cercare di evitare è devozionismo, non devozione attenzione. Pur essendo una vecchia parola rimane sempre una tentazione, ad un livello basso di religiosità. Potrebbe diventare anche una forma per far scivolare dalla religiosità cristiana a una forma di paganesimo cristianizzata. Quindi sono due gli elementi da ricordare: Padre Pio mi presenta la figura di Cristo, crocifisso e risorto, e i suoi atteggiamenti. L’altro elemento si presenta quando vediamo Padre Pio, taumaturgo. È questo che mi può far ricadere nel devozionismo allontanandomi dal Vangelo. Io penso che la figura di Padre Pio vada difesa da certi atteggiamenti, da certe modalità di presentazione e di approccio». E continua: «La devozione invece è qualcosa di grandissimo, perché significa “ascendere dal cielo”. Viene da devovere che vuol dire “votarsi a qualcuno” che sta scendendo dal cielo. Chi è questo qualcuno? È l’incarnato, il logos, è Cristo!»
In un dialogo sincero, come suo stile, padre Franco confida, poi, di non aver ancora mai incontrato Papa Francesco in forma privata, da quando è Vescovo, ma che in passato è successo, quando era Superiore Generale dei Somaschi.
Ora si limita agli incontri della CEI, insieme agli altri Vescovi, ma lo ascolta e lo segue sempre nel suo Magistero che spera di interpretare da Vescovo nel migliore dei modi e in modo coerente, “facendo”.
Il suo gregge, fiero, conferma.

Annamaria Salvemini – © Riproduzione Riservata