5 maggio 2024

Sei anni dopo: in ricordo di Sua Ecc. Mons. Michele Castoro

Pellegrino in Cielo

A sei anni dalla sua nascita al cielo, il suo ricordo resta vivo in chi lo ha conosciuto: premuroso, accogliente, gentile, umile, mite, amorevole e soprattutto amabile. Pastore e uomo esemplare, forte nella malattia, fragile di fronte all’amore. Quell’Amore a cui si è donato con tutto se stesso “davanti all’orizzonte della vita eterna, quella vita beata ed incessante che ha osato sperare dalla misericordia di Dio, e che ha desiderato lungo tutto il cammino dei suoi giorni” (cfr Testamento Spirituale di Mons. Michele Castoro). Quella vita, siamo certi, la sta assaporando.

Mons. Michele Castoro continua a farsi sentire nel cuore di tanti. La sua impronta indelebile continua a riemergere lungo la via tracciata per il suo gregge. Una missione episcopale, durata otto anni in terra garganica, che continua sulla terra grazie al suo lascito testamentario e vogliamo immaginarlo pellegrino grato in Cielo, così con le sue stesse parole: «ho accettato di prendere il mio bastone di pellegrino e di partire proprio per continuare a dire il mio grazie a Colei che ho sempre sentito madre e maestra».

Anche la sua piccola Chiesa, pellegrina sulla terra, seguendo il suo esempio, rende lode al Signore per tutto quello che le ha donato e che attraverso un suo degno successore, padre Franco Moscone, continua a seguire quella giusta strada in nomine Jesu.

Per chi volesse “riascoltarlo”….il Testo integrale del Testamento di Michele Castoro

In questo lunedì dell’Angelo, illuminato dalla luce della Resurrezione, avendo ancora vivide negli occhi e soprattutto nel cuore, le parole e le immagini della visita di Papa Francesco a San Giovanni Rotondo il 17 Marzo 2018 e la commovente lettera autografa che il Pontefice mi ha scritto all’indomani della sua venuta ripenso all’intero arco della mia vita. In particolare, al dono della vocazione sacerdotale – che quarant’anni fa ha trovato il suo compimento nell’Ordinazione ricevuta nella cattedrale di Altamura e desidero testimoniare ancora una volta la mia gioia di cristiano, di prete e di Vescovo. “Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia” (Sal 137, 2). L’insorgere della malattia e l’avvicinarsi dell’anzianità mi mettono davanti all’orizzonte della vita eterna, quella vita beata ed incessante che oso sperare dalla misericordia di Dio, e che ho desiderato lungo tutto il cammino dei miei giorni. In tutto l’amore che ho ricevuto l’ho già assaporata: ne ho intravisto la bellezza nella mia famiglia di sangue, nell’amore che i miei genitori hanno saputo dare a me, alle mie sorelle e ai miei fratelli, in uno stile semplice e laborioso, che ci ha nutriti ed incoraggiati, ispirandoci ogni giorno lungo le vie delle nostre vite. L’ho scorta soprattutto nella evangelicità della vita ecclesiale, sgorgata per me dal battesimo che mi ha fatto rinascere e poi vivere per sempre in questa seconda famiglia, quella di fede, prima ad Altamura, poi in seminario a Bari e a Roma, sotto la protezione della Madonna della Fiducia, e di nuovo ad Altamura nei primi anni di ministero, fino al lungo ed entusiasmante servizio alla Santa Sede, vissuto per vent’anni, dal 1985 al 2005. Sono stati anni in cui ho imparato ad amare e servire la Chiesa, esprimendo così con tutto me stesso la gratitudine per quello che in essa ho ricevuto: la fede, la conoscenza del nome di” Gesù, il vangelo, la grazia, la fraternità! Che grande dono avere vissuto in essa! Mai potrò riuscire a dire compiutamente il mio grazie al Signore per la luce della maternità ecclesiale. Tutto ciò che ho fatto nel mio ministero, tutto ciò che ho detto e realizzato, tutto il servizio che con la mia povera vita sono riuscito a portare avanti, non è stato che il modo per ringraziare Dio di quanto mi ha donato attraverso la Chiesa. Ho scelto di donare la mia vita perché potesse continuare a crescere il mistero che Sant’Alberto Magno descrive così: “giorno per giorno la Chiesa partorisce Cristo stesso nei cuori di chi ascolta per mezzo della fede” (Commento all’Apocalisse 12,5).

La Provvidenza, attraverso le sue vie misteriose, mi ha portato ad essere vicino al Papa san Giovanni Paolo II, che ho servito con lealtà ed umiltà nella Congregazione per i Vescovi; mi ha condotto ad essere unito in modo particolare al Collegio Cardinalizio, nel mio ufficio di Archivista e di Sostituto della Segreteria, conoscendo da vicino anche colui che del Papa santo sarebbe stato il successore sul soglio di Pietro, il grande ed umile Papa Benedetto XVI.

Quanta inaspettata grazia, quanti doni immeritati sono usciti dalla mano del Signore per me. Mai avrei pensato che quel bambino di Altamura che voleva diventare prete avrebbe poi gioito di tanta straordinaria ecclesialità. Voglio esprime-re con sincerità a tutti che sempre mi sono sentito piccolo mentre percepivo di servire il cuore della Chiesa, e che l’ho amata più di me stesso. E quando attraverso di essa Dio mi ha chiamato a diventare Vescovo, di Oria prima ed ora di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, ho accettato di prendere il mio bastone di pellegrino e di partire proprio per continuare a dire il mio grazie a Colei che ho sempre sentito madre e maestra. Oggi lo faccio illuminato ed ispirato dal magistero di Papa Francesco, maestro per me di evangelico ardore. Tornato nella mia terra dopo aver vissuto tanti anni nella Città Eterna, il Signore mi ha fatto gustare quanto il volto della Chiesa sia bello sempre, e quando si rivela nei tratti di quello dei suoi grandi Pastori, e quando esso riluce in quello dei suoi figli più piccoli.

La stessa luce che brillava negli occhi dei Sommi Pontefici l’ho ritrovata nello sguardo dei bambini nelle parrocchie che ho visitato, degli ammalati che a san Giovanni Rotondo hanno trovato cura e speranza, dei tanti fratelli e sorelle che il ministero episcopale mi fa incontrare, ascoltare, accompagnare. Sì, davvero la Chiesa è bella, davvero in essa assaporo già che cosa sarà la vita eterna, che chiedo al Signore per me malgrado i miei peccati e le mie mancanze.

Di essi chiedo perdono, a Dio e a tutti coloro ai quali posso aver fatto del male, soprattutto con le mie omissioni, che mi hanno impedito di compiere tutto il bene che invece avrei potuto e dovuto realizzare. Da parte mia non voglio lasciare questa vita terrena portando rancore a nessuno, e davvero posso dire di non provarne per alcuno. So bene che la fragilità e la povertà della nostra condizione creaturale ci porta nei rapporti tra di noi a non essere sempre capaci di amore e di rispetto, so di essere rimasto anche io condizionato da questa limitatezza, e perciò chiedo a tutti il dono della misericordia fraterna, che volentieri da parte mia a tutti offro. Anche questa misericordia offerta e ricevuta tra fratelli esprime la bellezza della Chiesa, ne è forse la parte migliore.

Continuo il mio cammino in nomine Jesu, finché Egli vorrà, pronto a servire i miei fratelli sulla terra, ma anche a far fiorire questo servizio in una lode eterna al cospetto di Dio. Il Nome benedetto di Gesù mi accompagna e mi custodisce nei giorni del mio pellegrinaggio terreno, è stato ed è ogni giorno la mia ispirazione e la mia gioia nel servizio pastorale, guidato dallo Spirito Santo. Lo stesso Nome di Gesù vorrei che fosse il motivo della mia lode nell’eternità del Paradiso, che con il cuore contrito ed umiliato invoco dal Padre, per intercessione della beata vergine Maria, madre della Chiesa, e dei Santi Barsanofio, Michele arcangelo, Lorenzo Maiorano e Pio da Pietrelcina. Amen! Alleluja!

Manfredonia, 2 aprile 2018 – † Michele Castoro (firma autografa)